Aumentare il latte materno con l’omeopatia e fitoterapia

Quando una donna rimane incinta il primo segnale evidente del suo stato è l’ingrossamento dei seni, questo cambiamento segnala che, fin dalle prime fasi della gravidanza, l’organismo femminile si prepara per il nutrimento della creatura che nascerà.

La produzione del latte materno vera e propria avviene in media 2 giorni dopo il parto in tutte le donne, certo è possibile che ad alcune la produzione non si inneschi, ma questa è una condizione “patologica” dovuta probabilmente ad alterazioni ormonali congenite o ad altre cause (per esempio è fondamentale che il neonato venga immediatamente attaccato al seno, per stimolare la produzione di latte).

In generale possiamo dire che tutte le donne hanno la capacità di allattare al seno il proprio piccolo, molte donne si chiedono tuttavia se esiste qualche strategia per rendere la produzione di latte più efficace in termini di qualità e quantità: la risposta può provenire dalla fitoterapia.

Si sa che la produzione di latte aumenta tanto più il piccolo succhia dal seno della mamma e si sa che le poppate notturne sono quelle che facilitano la produzione di ossitocina che è l’ormone preposto alla produzione del latte; inoltre si sa che un’alimentazione sana e nutriente, anche un po’ più abbondante del solito, migliora la qualità del latte. E’ proprio in quest’ambito che la fitoterapia (ossia l’utilizzo di piante per la cura o per il mantenimento del benessere) può contribuire al miglioramento dell’alimentazione della neo-mamma.

Preparati fitoterapici basati sull’estratto secco di finocchio, di fieno greco, di verbena e di luppolo sono consigliati nella dose di 1 tavoletta prima dei tre pasti principali, è di solito consigliabile iniziare prima del parto e continuare per tutta la durata dell’allattamento. Vediamo nel dettaglio questi estratti.

Il finocchio è noto per i suoi effetti antispastici e la tradizione popolare lo annovera tra i rimedi che aiutano ad aumentare la produzione di latte materno e, cosa di non poco conto, contribuisce ad evitare le coliche gassose nel lattante.

Il fieno greco stimola l’appetito ed è ricco di principi nutritivi come vitamine e sali minerali, senza dimenticare la sua ricchezza in fibre. Contribuisce a migliorare la qualità e la quantità del latte.

La verbena è anch’essa conosciuta dalla tradizione popolare ed è stata usata da sempre per le sue qualità galattogoghe; infine il luppolo, di cui si usano le infiorescenze femminili, oltre ad avere proprietà rilassanti e sedative è ricco di ormoni vegetali che contribuiscono non solo all’aumento della produzione di latte materno ma anche al benessere psicofisico della donna. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante, in quanto situazioni depressive post partum oppure più in generale malesseri di natura psicologica inibiscono o rendono difficoltoso l’allattamento. In quest’ottica sono molto utili anche i Fiori di Bach, infatti se la neomamma soffre di qualche disturbo emozionale (ansia, nervosismo ecc.), i fiori possono intervenire rispristinando uno stato psicoemotivo equilibrato. I benefici effetti dei fiori vengono trasmessi anche al bimbo tramite il latte materno.

A differenza della fitoterapia, non esistono dei fiori particolari per l’allattamento, ma appunto è il floriterapeuta che, dopo avere ascoltato la neomamma, sarà in grado, in base ai disturbi emozionali rilevati, di consigliare il fiore o la miscela di fiori più adatta alla situazione.

 Prima di assumere qualunque integratore consultare il proprio pediatra.

Fonte: Farmacoecura.it

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